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Sport Coaching

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Categoria:

Coaching

Lo Sport Coaching sviluppato da MDB Studio è un tipo di Coaching Umanistico rivolto ad atleti, squadre, allenatori, dirigenti . È un valido e importante strumento per:

  • Incrementare e rafforzare la motivazione dell’atleta;
  • Gestire e prevenire lo stress;
  • Definire e raggiungere obiettivi sfidanti;
  • Incrementare la tenacia e la persistenza;
  • Affinare la resistenza verso gli impegni;
  • Aumentare la capacità di concentrazione;
  • Preparare l’atleta mentalmente alla gara;
  • Allenare le potenzialità personali;
  • Potenziare e/o costruire lo stato di Flow;
  • Usare meglio le risorse atletiche;
  • Accompagnare l’atleta nel post gara.

Il Coaching parte da una domanda specifica di una persona o di un gruppo e quindi unica ed irripetibile. Oltre allo Sport Coaching le altre nostre quattro aree di intervento sono il Life Coaching, il Parent Coaching, il Business Coaching e il Career Coaching.

CHE COS’È IL COACHING?

Il Coaching è una relazione processuale basata sull’allenamento delle potenzialità personali che ha come obiettivo ultimo la felicità ed il benessere del Cliente.

Partendo dal presupposto che l’essere umano è proiettato verso la felicità, la vita dovrebbe essere un percorso in continua evoluzione e gratificazione. Tuttavia la strada per raggiungere la felicità non è così semplice o quantomeno chiara a tutti ed in tutti i momenti della vita.

I più antichi filosofi, si sono occupati della ricerca del significato della vita e del metodo per raggiungere il benessere tramite ricerche aventi come punto di partenza e fulcro l’Uomo e la sua relazione con l’ambiente esterno. L’osservazione della Natura, intesa come contesto ambientale, e dell’uomo, la ricerca del significato primo insito in esso, nonché il percorso che porta l’essere umano a divenire un essere riuscito, sono stati oggetto di studi approfonditi e di migliaia di testi scritti sin dai tempi più remoti.

Secondo Epicuro, filosofo greco vissuto tra il 300 a.c. ed il 200 a.c. la felicità corrisponde al raggiungimento del piacere, come conseguenza naturale dell’eliminazione del dolore. Secondo il filosofo infatti, procurandosi la salute dell’anima, tutto ciò che ne deriverebbe sarebbe piacere puro, vissuto grazie alla soddisfazione di tutti i bisogni primari e non.

Aristotele invece, vissuto tra il 400 a.c. ed il 300 a.c., sosteneva che la felicità è il sommo bene ed il piacere costituisce una parte integrante di questo stato di realizzazione, un momento, ma non l’unico. Secondo lui ogni realtà deve avere in sé stessa, e non in cielo, le leggi del proprio costituirsi.

Socrate, “il padre” dei filosofi citati precedentemente, vissuto nell’epoca 500 a.c. – 400 a.c., fu uno dei primi ricercatori del significato dell’uomo, e fu colui che, conscio dell’unicità dell’individuo, si dedicò alla pratica dell’ascolto ed all’osservazione totale di ogni singola persona con la quale si poneva in relazione. Socrate, nei suoi colloqui con l’interlocutore del caso, si poneva come “colui che sapeva di non sapere” ed effettuava un’indagine dell’altro, attraverso la tecnica della maieutica: domande aperte e anche provocatorie che ponevano l’altro in discussione. Socrate osservò che la persona, posta di fronte a questo tipo di approccio, arrivava ad elaborare in autonomia, la chiave per poter comprendere più a fondo sé stesso e la situazione che stava vivendo, riuscendo così ad indirizzarsi verso una novità di azione.

Ricollocando questo metodo al giorno d’oggi e più precisamente nell’ambito dell’attività di Coaching, rileviamo che questa tipologia di colloquio con il Cliente, è di fondamentale importanza affinché lo si ponga nella condizione di effettuare un percorso di autoconsapevolezza.

CHI È E QUANDO NASCE LA FIGURA DEL COACH?

La prima persona dell’epoca moderna che pose l’attenzione sulla possibilità di miglioramento delle performance del singolo, in ambito sportivo, fu Timothy Gallway, allenatore di tennis, il quale si rese conto che la variabile della riuscita o del fallimento dei suoi allievi, era determinata da un dialogo interiore.

Arrivò a questa conclusione, grazie all’osservazione delle dinamiche che portavano i suoi allievi a vincere o a perdere: essi infatti, pur avendo oggettivamente una preparazione all’altezza delle prestazioni richieste, reagivano soggettivamente con vincita o perdita, non solo a causa di eventi esterni, bensì a causa di stati d’animo “non controllabili”.

Rilevò infatti una sorta di “conflitto” interiore (inner game) tra ciò che definì il Sè1 (il primo giudicante) ed il Sè2 (l’agente che incarna la potenzialità e la possibilità di riuscita).

Si pose quindi l’interrogativo di come gestire questo conflitto e portare gli allievi ad uno stato di calma e concentrazione, facendo focalizzare loro l’obiettivo e mettendo in atto la strategia giusta per raggiungerlo.

Riuscì a rispondere a questa domanda, elaborando 5 concetti fondamentali che ancora oggi sono alla base del Coaching.

Prima di tutto, la consapevolezza, che grazie alla tecnica della maieutica, aumenta e produce fiducia nelle proprie capacità. La conseguenza naturale che deriva da una maggiore fiducia nella proprie capacità, è l’aumento della facoltà di scelta e presa di responsabilità, che rendono la persona più autonoma e quindi capace di meno condizionamenti (interferenze).

Partendo dall’applicazione di questo metodo e dalla possibilità di poter misurare in modo tangibile questo miglioramento, John Witmore, fondatore del Coaching moderno, definisce intorno agli anni ’80 la sequenza logica del processo autonomo di apprendimento, motivazione e scopo nella prestazione chiamata GROW (e successivamente GROW EXPANDED).: – Goal (definizione degli obiettivi); R – Reality (analisi della realtà); – Option (esplorazione delle opzioni); – Will (azione).

Questo percorso logico, pone come presupposto che ogni individuo è unico e, come asserisce anche la Psicologia Positiva, ha la possibilità di sviluppare e mettere a frutto i suoi talenti, le vocazioni e le proprie potenzialità, purchè sia messo nelle condizioni di provare emozioni positive ed avere gratificazione continua.

Il Dott. Seligman, padre fondatore della Psicologia Positiva sviluppatasi nel XX Secolo, ha basato i suoi studi e la sua elaborazione proprio sul fatto che l’esistenza umana debba essere fondata su emozioni piacevoli, virtù ed abilità del singolo individuo da veicolare in atti creativi e di riuscita continua. La coltivazione di interessi, lo svolgere attività di inserimento in relazioni e contesti gratificanti e lo sviluppo delle potenzialità al servizio di qualcosa di più grande per ottenere un senso, costituiscono il fulcro intorno al quale nasce e si sviluppa l’attività del Coach moderno.

La Psicologia Positiva costituisce un’ispirazione continua per l’attività di Coach, pur essendo l’attività del Coach non riconducibile in nessun modo a quella di psicologo e psicoterapeuta.

Uno degli aspetti che la Psicologia Positiva promuove e che è di fatto imprescindibile dal Coaching è l’apertura al nuovo.

Viene inteso come apertura al nuovo, il cambiamento, l’acquisizione di un nuovo punto di vista, dato dalla volontà e dalla capacità di modificare l’approccio alle situazioni, esplorando e cogliendo l’opportunità ottimale del singolo momento, in proiezione futura. Le attitudini al cambiamento e all’adattamento sono insite nell’uomo, ma non sempre si è in grado di metterle in pratica, principalmente per l’ancoraggio a memorie, modi di fare radicati nella persona, mancata consapevolezza delle proprie capacità e, di conseguenza, oblio della visione futura.

Queste, che vengono definite “interferenze”, possono generare un momento più o meno prolungato nel tempo, nel quale la persona non riesce ad uscire da una situazione di stallo, di fermo e di conseguenza può entrare in quella che viene definita dal Coaching, una crisi di autogoverno.

La figura del Coach è uno tra gli approcci professionali riconducibili ad una relazione di aiuto, che ha come metodo processuale, l’accompagnamento delle persone verso il massimo rendimento, tramite la presa di coscienza delle proprie potenzialità, l’acquisizione e l’accrescimento della fiducia in se stessi e la messa in atto di un piano di azione che, oltre all’uscita dallo stato di crisi attuale, punti alla definizione e al raggiungimento di nuovi obiettivi.

N.B.

Per corretta informazione si specifica che l’attività dI Coach Professionista è riconosciuto a livello nazionale, solo dopo aver svolto un percorso formativo presso una delle scuole riconosciute e autorizzate dal Ministero dello Sviluppo Economico, conseguendo successivamente un tirocinio pratico, elaborando una tesi ed il superamento di un esame finale, per poter poi essere iscritto nei Registri nazionali e internazionali dei Coach Professionisti. Mantenendo inoltre un formazione permanente, attraverso Crediti Formativi (come da Legge in vigore n° 4 del 14 Gennaio 2013 dello Stato Italiano G.U. n°22 del 26/01/2013 – disposizioni in materia di professioni non organizzate).